Referendum sulla riduzione della diaria dei parlamentari italiani.
Ponenteoggi.it ha svolto una piccola inchiesta sulla proposta di referendum per l’abolizione della legge che prevede la diaria di circa €48.000 annui, per ciascuno dei parlamentari italiani.
L’estate del Duemiladodici verrà ricordata come una delle più roventi, non solo per il caldo e l’afa che attanagliano “lo Stivale”, bensì anche per la politica italiana. Solo due giorni fa, l’ennesimo monito del Presidente della Repubblica, affinché l’organo legislativo metta nel calendario dei lavori, la formulazione di una nuova legge elettorale. I partiti politici allo stesso tempo sembrano prendere atto della situazione, il C.d.A della Rai, la Spending Review e la riforma del lavoro della ministro Fornero, però, sembrano avere la priorità nel dibattito in aula. Da qualche settimana l’Unione Popolare ha presentato presso la Corte di Cassazione, sezione elezioni e referendum, la proposta di referendum abrogativo dell’articolo 2 della legge 1261 del 31/10/1965. La proposta è stata accolta dalla Suprema Corte e l’iniziativa della richiesta di referendum è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 93 del 20/04/2012. Gli estremi di questa legge, per i non addetti ai lavori, dice poco. Senza dubbio aiuta a comprendere la materia di legge, il titolo introduttivo: “Determinazione dell’indennità spettante ai membri del parlamento”. Senza fare grandi giri di parole, la proposta si riferisce alla possibilità di indire referendum popolare, come sancito dall’articolo 75 della Costituzione Italiana, per abrogare, cioè cancellare, l’articolo 2 della legge n.1261/1965, che così recita: “Ai membri del Parlamento e' corrisposta inoltre una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l'ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all'indennita' di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate; possono altresi' stabilire le modalita' per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute dell'Assemblea e delle Commissioni.” Il comitato promotore del referendum, così come si legge sul sito internet (www.unionepopolare.eu/referendum/), chiede ai cittadini di firmare la proposta di abrogare questa norma, in quanto “L'abrogazione dell' art 2, che prevede l'erogazione di una diaria a titolo di rimborso spese, non mette a rischio la legittimità costituzionale del referendum. Peraltro va osservato che quest'ultima norma prevede un "rimborso spese" in cifra fissa uguale per tutti e senza l'obbligo di dimostrarne l'effettiva spesa. La stessa cosa prevista per cosiddetti rimborsi elettorali: un vero e proprio ossimoro molto lucroso. Al di la delle considerazioni politiche e morali a sostegno della proposta, merita di essere preso in considerazione anche il dato del significativo beneficio che deriverebbe alle disastrate casse dello stato. L'indennità infatti costa ben 48.000 euro all'anno per ciascun parlamentare: quasi un raddoppio dell'indennità di cui all'art.1.” Chiunque volesse sottoscrivere la proposta di referendum per abrogare l’articolo 2 della suddetta legge, sul quale non ricade riserva assoluta di legge o vulnus legislativo, nel caso si raggiunga il quorum con risposta positiva al quesito, può rivolgersi agli uffici elettorali del comune di residenza. Anche nel Ponente Ligure è possibile aderire all’iniziativa: questa mattina ci siamo rivolti all’ufficio elettorale del Comune di Ventimiglia, dove effettivamente è possibile firmare, basta presentarsi muniti di carta di identità in corso di validità. La raccolta firme si protrarrà sino al 31 luglio 2012.