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07.01.2013 - REDAZIONE

"Pietre che parlano": le suore "gianelline" a Ventimiglia Alta

Nel mese di Dicembre del 2012 sono iniziati i festeggiamenti per la ricorrenza dei 170 anni di insediamento nel Convento di Sant’Antonio delle Suore Gianelline di Nostra Signora Dell’Orto che giunsero a Ventimiglia il 12 Dicembre 1842.

Il convento di Sant’Antonio, complesso seicentesco progettato dall’architetto Pietro Corradi, eretto sui resti del palazzo dei Conti di Ventimiglia, ab origine ospitava le Monache Canonichesse Lateranensi, ordine agostiniano di clausura, le Canonichesse con la loro Badessa lasciarono Ventimiglia a fine ‘700 per motivi sconosciuti, nel 1866 con la secolarizzazione dei beni ecclesiastici il convento divenne proprietà del Demanio che nel 1871 lo cedette al Comune di Ventimiglia cui tuttora appartiene.

La Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto  fu fondata il 12 gennaio 1829 dal Vescovo di Chiavari  Antonio Gianelli, nativo di Cerreta  un piccolissimo paese di montagna del comune di Carro, Spezia, nominato  Vescovo di Bobbio il 6 maggio 1838 e infine proclamato Santo il 21 ottobre 1951.

Nel 1842 era Vescovo di Ventimiglia Mons. Biale, antico compagno di studi in Seminario del Gianelli, il Biale chiese aiuto per una Ventimiglia ridotta in miseria all’ amico Vescovo di Chiavari che prontamente rispose al “Bisogno di provvedere” inviando alcune sue suore.

Le Suore dell’Orto giunsero in una Ventimiglia ridotta allo stremo, le carestie, le gravi perdite umane e materiali per le Guerre Napoleoniche e le periodiche ondate di malattie endemiche avevano ridotto la città in uno stato miserevole, la Madre Superiore, cofondatrice dell’Ordine, Caterina Podestà, annotò nel suo diario di viaggio da Chiavari a Ventimiglia: ”Che Ventimiglia! Era proprio di tutto affamata”.

Le otto suore Gianelline, “povere in aiuto dei poveri” si dedicarono da subito ad istituire un educandato per le giovinette: “Sì per le povere, sì per le agiate” ed iniziarono ad insegnare loro oltre che a leggere e scrivere a cucire, ricamare senza tralasciare lezioni di musica e canto.

Così annota Suor Caterina: “Le ragazze imparano l’arte di cucire, di imbottire coperte, filare lana e cotone oltre che a far pizzi e macramè per venderli e sostenersi”.

La missione delle Suore dell’Orto non si limitò all’insegnamento, si assunsero anche la direzione e le funzioni di infermiere nell’Ospedale Civile di Santo Spirito contiguo al Convento.

Ben presto nell’educandato delle Suore dell’Orto risuonarono le voci e i canti di oltre cento fanciulle strappate alla fame e all’ignoranza.

Tuttora le Suore dell’Orto svolgono in Ventimiglia una fondamentale funzione di educazione e di aggregazione per i giovani con attività di Scuola Materna, Doposcuola e Colonia Estiva.

Il Convento di Sant’Antonio è un punto di riferimento, un faro non solo per i giovani ma anche per gli adulti legati alle Suore da profondi sentimenti di stima ed affetto, riconoscenti per la loro attiva e proficua attività sociale.

In tempi recenti il Convento ha aperto ancor più le sue porte verso l’esterno con nuove attività: visite guidate, concerti, conferenze, mostre e la ristrutturazione del bellissimo parco che conserva le vestigia del Castello di Ventimiglia eretto dai Genovesi nel 1222 sul “Munte de muneghe” testimonianza dell’antica potenza marinara di Ventimiglia assoggettata infine dalla Superba.

Tra le opere d’arte presenti nel Convento sono da citare oltre alla bellissima Cappella dedicata a Sant’Antonio, in puro stile barocco ligure, raro esempio perfettamente conservato, i quadri settecenteschi che l’adornano, il pregevole Organo  di Nicomede Agati Opera n°341 del 1845, lo stupendo Crocifisso della Scuola del Maragliano databile alla seconda metà del XVIII secolo, ora sottoposto ad un profondo ed accurato restauro (Foto 1) e la tela con Crocifissione di Sant’Antonio coeva alla fondazione del Convento, ora in una sede non propria, e una tavola a olio del 1715 riproducente il volto di Sant’Antonio Abate (Foto 2), santo che per antica tradizione si diceva nativo di Ventimiglia.

SERGIO PALLANCA

 

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