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14.05.2012 - redazione

Sanremo:"L'operaia che amava la sua fabbrica" alla Biblioteca Civica

Lunedì 14 maggio 2012 alle ore 16.30 sarà presentato il libro dal titolo “L’operaia che amava la sua fabbrica” dell’autrice Maria Pia Trevisan presso la Biblioteca Civica “Dott. F. Corradi” Via Carli, 1 - Sanremo

 

Si tratta del racconto autobiografico delle esperienze di lavoro in fabbrica di Maria Pia Trevisan, esperienze fatte in un periodo che va dai primi anni ‘50 ai primi anni ‘90. L’aspetto del lavoro che l’Autrice ha voluto mettere in luce, attraverso la descrizione della propria esperienza personale, è quello umano, fatto di relazioni, di emozioni, di ingenuità, di opportunità, di emancipazione e di crescita umana. E’ in particolare la storia di donne che si sono dovute misurare con un mondo del lavoro produttivo ingiusto, perché organizzato a misura maschile e di profitto, e che, dopo aver preso coscienza dei loro diritti non hanno voluto accettare come immutabile tale stato di cose e si sono buttate pertanto nella mischia delle vicende politiche ed economiche per strappare alla evoluzione delle imprese, della scienza e della tecnica, un po’ di giustizia e un po’ di parità.

La fabbrica vista non solamente come struttura manifatturiera, ma come una creatura viva che ha un corpo e un’anima e che respira attraverso l’operosità e le storie di vita di donne e di uomini.

Ci si sofferma in particolare su quelle che sono state, e che cosa hanno rappresentato per la protagonista e per i lavoratori della sua fabbrica, le lotte “dell’autunno caldo del 1969”. A quell’epoca la Trevisan lavorava presso la ditta Mivar, produttrice di televisori che, proprio in quegli anni, si trasferisce da Milano ad Abbiategrasso.

L’Autrice racconta anche del titolare di questa fabbrica e del loro rapporto sindacale. Si racconta della resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici ad un uomo che li avrebbe voluti “sudditi” come ai tempi del “padrone delle ferriere”. Si racconta però anche la scoperta del risvolto umano di un imprenditore di tal fatta. Si racconta insomma “il volto nascosto del lavoro”, con uno sguardo anche sulla situazione attuale di questa azienda che, come tante altre, in questi ultimi anni, si sta purtroppo spegnendo.

In tutto il racconto, scritto in prima persona, il tono usato è quello discorsivo, dialogante. Lo sguardo è quello femminile.

 



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