Diritto allo studio: la parola a Mauro Merlenghi
Riceviamo e pubblichiamo il commento di Mauro Merlenghi, che giustamente sottolinea come la motivazione assunta dal Dirigente Scolastico in merito ad una bocciatura, sia in totale rotta di collisione con la Costituzione Italiana
Ormai siamo abituati a leggere ogni sorta di nefandezza quando si tratta di effettuare dei tagli sui servizi, ma ci sono notizie che dovrebbero fare sobbalzare sulla sedia e farci avere un moto di ribellione: tutto si può accettare, ma che i ragazzi vengano respinti dalla scuola in base a dei criteri di economia, francamente mi sembra che si sia superato ogni limite.
Non voglio fare il populista dicendo che per il momento hanno tagliato tutto meno che i privilegi e le spese inutili ma viene spontaneo fare questo ragionamento.
Ma si può accettare, che un preside per mascherare e coprire un sistema che penalizza sempre di più la scuola se ne esca con «Abbiamo preferito, di concerto con il collegio docenti e il consiglio d'istituto, dare una possibilità ai ragazzi delle medie, che sono anche più giovani dei bocciati. Oltretutto, chi non è riuscito a superare la prima classe, una possibilità l'ha avuta e non ne ha approfittato».
Io non ci posso credere che chi è preposto come compito ad garantire l'accesso allo studio se ne esca con una simile scempiaggine.
Vorrei ricordare che la nostra Costituzione recita all'articolo 34 che: “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.
Non mi sembra che dica che coloro che hanno qualche difficoltà devono essere lasciati al loro destino, mi sembra che dica altro, invece si è scelta la strada più facile: abbandonarli al loro destino. Ma cosa stiamo accettando? Allora abbandoniamo gli anziani bisognosi e coloro che vanno in carcere: in fondo una possibilità l'hanno avuta e non hanno saputo approfittarne.
E poi ciliegina sulla torta il Sindaco di Arma di Taggia Genduso giustifica tutto ciò parlando di meritocrazia? Ma ha forse scordato che un ragazzo a bisogno di essere seguito e aiutato nelle difficoltà? E ad un adolescente parliamo di meritocrazia? Non possiamo accettare queste dichiarazioni, fatte per non assumersi le proprie responsabilità di Preside e di Primo Cittadino, ci sono principi che non si possono barattare e scegliere la strada di abbandonare qualcuno sul proprio percorso vuol dire che abbiamo chiuso come società.
Questo è il totale disfacimento della società (tutta) e noi tutti, complici accettiamo supinamente e ipocritamente inventiamo delle scuse per nascondere e coprire la nostra codardia, scegliendo la fuga davanti al problema.
Mauro Merlenghi