giovedì 18 aprile 2024
11.04.2012 - VALERIO GAMBACORTA

Fabrizio Gatti: il “Ferguson” del Ventimiglia Calcio

L’ex centravanti di Sanremese e Savona, allenatore dei granata ventimigliesi, è sulla panchina della squadra della città di confine da dodici anni, quasi, ininterrotti. Un piccolo record in Provincia di Imperia. Ponenteoggi l’ha incontrato.

In un calcio che a tutti i livelli trita e mastica i suoi protagonisti in fretta e furia, Fabrizio Gatti e il Ventimiglia rappresentano un eccezione alla regola. Un “matrimonio” professionale che dura (quasi ininterrottamente) da dodici anni (tredici se si considera l’anno da giocatore). Insomma Fabrizio è un po’ il Ferguson imperiese (Sir Alex Ferguson allena il Manchester United da più di vent’anni).

Abbiamo incontrato il Mister poco prima dell’allenamento pre – pasquale, prima del rompete le righe per le festività.

Sguardo da “sergente di ferro”, umanità e tanta voglia di raccontarsi, per uno che ha spigolato sui campi di calcio infuocati della serie C a cavallo dei settanta e ottanta; quando pay tv e digitale erano ancora da venire e il calcio era impastato di sfide campanilistiche che valevano una stagione.

Di dove sei originario Fabrizio?

Io sono di Ravenna, ma ho praticamente girato tutta Italia per la mia professione di calciatore. A 14 anni ero nel vivaio del Milan, a 16 anni ero nella Sanremese, a 18 mi volle l’Inter. Poi ho cominciato a girare in lungo ed in largo l’Italia. Sempre in serie C. Ho giocato a Catania, a Nocera Inferiore, Pontedera e, infine, Savona.

Non sono mai riuscito a giocare in serie B. A fine carriera sono venuto a Ventimiglia (anno 1999  - 2000). L’anno dopo complice la rottura del tendine d’achille cominciai ad allenare la prima squadra…ed ora, eccomi ancora qui.

Come sta andando la squadra?

Ci siamo rimessi in carreggiata. Nelle ultime nove giornate (del campionato di Eccellenza, massima espressione calcistica regionale n.d.r.) abbiamo conquistato sedici punti.

Negli ultimi incontri, per esempio, abbiamo battuto il Campomorone, il Vado (in piena lotta per i play off promozione) e, fuori casa, il Busalla.

Ci sono stati di grande aiuto, visto che siamo una squadra dall’età media molto bassa, gli acquisti di Gennaio. I vari Atragene, Innocenti e Mazzone hanno stimolato, pungolato i  più giovani a fare bene. Si è creata un’energia positiva che ha permesso di rilanciarci in ottica salvezza.

La prossima partita sarà, in un certo senso, decisiva. Giocheremo contro la Fezzanese su un campo in terra battuta, contro una squadra che ha sette punti più di noi. Dovremo affrontarla pensando di giocare a San Siro. Da qui alla fine, per noi, saranno tre finali. I conti li faremo a fine campionato.

Il vostro campo di gioco è in sintetico. Come giudica la scelta di posare al “Morel” un manto di queste caratteristiche?

Il “sintetico” offre enormi vantaggi. Se piove, anche qualora diluviasse, permette di far “scolare” l’acqua a bordo campo attraverso i canali laterali. Insomma non si creano rischi di allagamento e si può sempre giocare. Ovviamente manca il profumo dell’erba…

I costi di manutenzione sono bassissimi.

Quindi vi sono dei “pro” e “contro”. Qui in Liguria, in effetti, sta diventando una strada molto battuta. Dopo Lavagna anche il Sestri Levante, che ha appena vinto il campionato di Eccellenza, si doterà, l’anno a venire, di un manto di queste caratteristiche per il campionato di serie D.

Avete un buon seguito di pubblico?

Il fatto di avere, come tradizione storica del Ventimiglia Calcio, un ottimo vivaio ci aiuta molto in termini di visibilità. Ovviamente possiamo però essere solo noi a portare più gente al campo, con il nostro impegno, la nostra passione.

Ho la fortuna di avere un gruppo di istruttori ed istruttrici (come Alessia Isnardi fresca vincitrice di "Mezzogiorno in famiglia" dove l'unico punto conquistato "in piazza" è arrivato grazie ai palleggi dei giocatori del Ventimiglia Calcio n.d.r.) nella "scuola calcio" capaci di stimolare positivamente quelli che sono i pulcini della nostra società e che rappresentano il futuro della medesima. Ovviamente i genitori seguono le gesta sportive dei loro piccoli campioni e la domenica, magari, si allungano al “Morel” per vedere noi che siamo la prima squadra.

Recentemente il mondo del calcio è stato scosso dal calcio scommesse, una piaga che non sembra avere mai fine. Ne parli con i ragazzi? In questo caso ti chiedo una opinione da allenatore e da educatore insieme…

Ho giocato per anni. Mi sono sempre rifiutato di sottostare a questi giochi che ritengo rappresentino la “morte” del calcio. Il calcio è altrove. E’ nell’odore dell’erba, nella passione dei colori e nella voglia di aiutarsi reciprocamente tra compagni di squadra.

Ovvio che a fine stagione se un punto può servire a entrambe le formazioni non ci si fa male. Ma qui parliamo di partite “vendute” e gare “truccate”.

Con i ragazzi non ne parliamo molto. Cerco di trasmettere loro i miei valori. I valori di un calcio pulito.

Scattiamo due foto e lasciamo il “bomber” al suo lavoro.

A presto “Mister”!

Foto 1: il “mister” sulla “sua” panchina

Foto 2: la squadra poco prima dell’allenamento

 

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