lunedì 29 aprile 2024
05.11.2011 - VALERIO GAMBACORTA

Quel che resta del calcio a Sanremo

Dopo l’ennesimo fallimento della Sanremese, la consueta frantumazione calcistica e la rabbia degli appassionati

Giusto un anno fa, chi scrive, guardava fiducioso all’era Del Gratta apertasi un anno prima. Rifondazione della storica Sanremese sulle ceneri dell’Ospedaletti. Dopo la vittoria del campionato di Eccellenza, saltando “per conclamati meriti sportivi” il purgatorio della serie D, la società biancazzurra veniva ripescata in seconda divisione (la vecchia serie C2).

Niente da dire. Una dimensione sen’altro più consona ai trascorsi della squadra matuziana. Poi, all'alba della nuova stagione agonistica 2011 - 2012, il fallimento. L'ennesimo. Di nuovo debiti, mancate fideiussioni, ecc.

Si rammenta come tra il 1980 e il 1986 la società guidata dal "Presidentissimo" Gianni Borra militò, con alterne fortune, in serie c1 – ad un passo dal conquistare la serie B! – sfidando fior di squadroni (i meno giovani ricordano di aver visto un giovanissimo Roberto Baggio calcare il campo del Comunale nelle file di un fortissimo L.R. Vicenza) fino ad andare incontro al fallimento nella stagione 1987 – 1988, per insanabili problematiche economiche. Dal 1987 al 2004 cominciò la lenta ma inesorabile risalita. Sotto la guida del compianto Luigi Cichero (a quando l’intitolazione alla sua memoria dello stadio matuziano?) in campo prima e in panchina poi, la squadra riconquistò il semiprofessionismo. Ma qui successe qualcosa che non doveva accadere (chi scrive parla per esperienza diretta di sostenitore “di curva” dei colori biancazzurri).

Dal 2004 ad oggi è stato, infatti, un susseguirsi, al vertice della società, di un gruppo di proprietari e imprenditori che hanno visto nel giocattolo Sanremese un mezzo veloce e pratico per fare soldi e “scappare poi con la cassa”. Dal 2004 al 2008 la squadra ha, infatti, infilato una serie consecutiva di retrocessioni accompagnata da avvicendamenti poco chiari al vertice della società. I nomi? Ruggeri, Pianese, Tonellotto e debiti esponenziali fino ad Euro 2.000.000! Non si vogliono fare dei facili “j’accuse” ma senz’altro constatare come una realtà come Sanremo, con uno stadio da 3.000 spettatori, non riesca ad avere neanche una squadra di calcio militante, almeno stabilmente, in serie D (la serie A del professionismo).

Realtà sportive come Gubbio, Cittadella, Albinoleffe ben più povere di tradizione calcistica ma, forse, più sane nella gestione degli aspetti economici dei rispettivi quadri societari, in quest’anno solare, andranno a sfidare Sampdoria, Torino, Brescia... Perché Sanremo non può progettare nulla di tutto questo? Ora come ora, la maggior espressione calcistica della città è data dalla Carlin's boys (che mai ha voluto -  per principio -  dare scalate a mondi calcistici che esulassero dal dilettantismo), ma poi? Ponente, Virtus Sanremo, Golden Sanremo…Derby di fuoco che interessano (giustamente) solo ai giocatori militanti nelle rispettive squadre.

Si auspica che questo possa essere solo un anno sabbatico per poi ripartire.

I “meriti sportivi” sono intatti. La Sanremese, tra l’altro, negli anni ’50 fu vicina al tesseramento per la serie B di un certo Puskas (in fuga dopo i fatti di Budapest ’56)…Ma occorrerà avere in mano un “vero” progetto, portato avanti da soggetti che abbiano a cuore i colori biancazzurri. La Sanremese, forse, detiene lo sgradito record di essere fallita tre volte in appena 25 anni…(1987 – 2011).

Forza Sanremese!


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