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19.08.2011 - redazione (M.R)

Prosegue alla galleria Battifoglio di Imperia la mostra "Iperbolica Allucinazione del Fantastico"

Imperia-Diego Maria Gugliermetto art designer piemontese espone in occasione della notte bianca del 20 Agosto. Il tema della mostra Triffids e degli orologi colanti-citazione dissacrante di lavori del grande Salvador Dalì

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Con il Patrocino Città di Imperia prosegue alla Galleria Battifoglio di Imperia la mostra “IPERBOLICA ALLUCINAZIONE DEL FANTASTICO” di Diego Maria Gugliermetto, art designer piemontese con trascorsi imperiesi, sul tema dei Triffids e degli Orologi Colanti - citazione dissacrante di lavori surreali del grande Salvador Dalì. In occasione della Notte Bianca (20 agosto) l’art designer sarà presente in Galleria.

Diego Maria Gugliermetto ha ricreato Fiori Viventi dai nomi della Commedia Napoletana (Mimi, Sasà, Cocò, Fefè, Dudù) , riuscendo -da supervisore iperbolico del fantastico quale sa essere -ad andare oltre i suoi lavori attinenti al art-design.

In questa nuova mostra, Gugliermetto ha preso la strada del Surreale dichiarandosi ancor più apertamente verso il tema del Fantasy. Oltre ai Fiori Viventi, gli orologi che si liquefano, persistenza della memoria che molle e duttile, si piega ma non si rompe, diventa cifra stilistica che esprime ironicamente nelle cipollose sculture "ergonomiche" – che si adattano magnificamente alle superfici su cui vengono appoggiate - senza mancar di rispetto all'universo narrativo esplicato giocosamente nel Teatro Museo di Figueras in Spagna. La presentazione critica é di Monica N. Mantelli. Galleria Battifoglio – via Vieusseux 4, Imperia.

Sino al 28 agosto. Orario: 9 –12,30 / 15,30 – 19. Domenica e lunedì mattina chiuso. La mostra proseguirà dal 22 settembre presso il Museo del Design Galliano Habitat di Torino, nell’ambito della BAM on Tour. Info: info@museodeldesign.it


IPERBOLICA ALLUCINAZIONE DEL FANTASTICO

"A sette anni mi infilavo nella camera da letto dei miei e approfittando della loro assenza curiosavo nel ripiano letture sotto il comodino di mio padre. Oltre a una sfilza di DuePiù, prima rivista sull’educazione sessuale evoluta, la pila gialla degli “Urania” svettava con titoli inquietanti come “Il giorno dei Trifidi” (Urania n. 3, Mondatori) traduzione del romanzo fantascientifico di John Wyndam (1951). Leggevo senza capire, affascinata dal plot narrativo improntato sulla vendetta dei Triffidi, piante intelligenti, emotive e comunicanti, che prendevano ordini assassini guidate da un occulto potere politico.

Il numero incomprensibile di parole - a me perlopiù sconosciute - sulla giustificazione di tutto, ciò mi si svelò e fu assolta successivamente in Inghilterra anni dopo, quando divenni adolescente e fan instancabile della serie televisiva trasmessa dalla BBC ”The Day of the Triffids”, dove le famose piante carnivore tentacolari (un tempo pronte a sterminare il genere umano) questa volta diventano una vera e propria manna dal cielo per l’economia dell’umanità:

infatti durante il serial viene scoperto un sistema di estrazione della loro linfa che permette la produzione su scala planetaria della migliore forma combustibile di energia, in grado per giunta di risolvere tutti i problemi d’inquinamento!

Diego Maria Gugliermetto giura di non aver mai letto o visto la saga dei Trifidi, ma li ha ricreati altrettanto Buoni e Personalizzati (Mimi, Sasà, Cocò, Fefè, Dudù) , riuscendo - da supervisore iperbolico del fantastico quale sa essere – ad andare oltre i suoi lavori attinenti al art-design: mi riferisco alle sedie in pietra – rese leggerissime grazie all’utilizzo del poliuretano espanso di cui è diventato maestro grazie all’ ottima scuola del grande Piero Gilardi; al tavolo da dodici con al posto delle gambe le radici di alcuni giganteschi fiori che traforano il ripiano quasi a mo’ di rivalsa della Natura; ai magnitudinali pouff ispirati a cioccolatini, bignole e chantilly perfetti per guarire sia anoressia che bulimia).

In questa nuova mostra da Battifoglio a Imperia, Gugliermetto ha preso la strada del Surreale dichiarandosi ancor più apertamente verso il tema del Fantasy e omaggiando un antesignano mondiale come Salvador Dalì.

Oltre ai Fiori Viventi, gli orologi che si liquefano, persistenza della memoria che molle e duttile, si piega ma non si rompe, diventa cifra stilistica che esprime ironicamente nelle cipollose sculture “ergonomiche” (si adattano magnificamente alle superfici su cui vengono appoggiate), senza mancar di rispetto all’universo narrativo esplicato giocosamente nel Teatro Museo Dali di Figueras in Spagna.

Con i lavori di Gugliermetto, parallelamente al geniale Catalano, torniamo bambini, e con approccio ludico contempliamo gongolanti le forme e dimensioni forse più adatte a Gulliver che a un Lillipuziano. Rimaniamo ammaliati dai gonfiori volumetrici di questa kermesse paradossale, dove tutto è volutamente “esagerato”.

Quasi affoghiamo beati e felici tra creazioni degne della casa di marzapane di Hansel e Gretel, riaffiorando sani e salvi a pelo d’acqua, nel ricordo della nostra precedente dimenticata visione dell’infanzia.

Il rifugio salvifico del mondo di Diego Maria Gugliermetto a metà tra la produzione seriale e artigianato artistico, offre una buona sponda per prendere di bolina. " Seppure, andando per mare, solleticheremo appena appena l’appetito di Moby Dick. (Monica N. Mantelli)

 

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