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13.03.2012 - REDAZIONE

Sanremo: "Gino Napolitano e la semplicità della politica"

A dodici anni dalla scomparsa un libro ricorda Gino Napolitano, il deputato partigiano di Sanremo

“Innanzitutto era, e per sempre si sentì, un partigiano, un combattente per la libertà, poi un uomo, all’indomani dell’otto Settembre si iscrisse in clandestinità al Partito Comunista Italiano nelle cui fila militò sino allo scioglimento all’indomani del Congresso della Bolognina, che concepì l’azione politica come strumento di lotta non violenta al fianco delle classi subalterne al fine di migliorarne le condizioni di vita” dicono di lui i pochi compagni di militanza ancora in vita. Il libro dal titolo “ Gino Napolitano, la semplicità della politica”, che ne tratteggia la personalità  è appena uscito nelle librerie e già parecchi suoi estimatori lo hanno comprato.

In buona parte si tratta di persone che si ricordano dell’Onorevole comunista di Sanremo, città da sempre nel secondo dopoguerra feudo democristiano, sia quando sedeva sui banchi della Camera dei Deputati sia quando, ancor prima e dopo l’esperienza romana, continuò a fare politica nella sua Sanremo, amata patria d’elezione, dagli scranni del Consiglio Comunale. Luigi Napolitano, per tutti il “ comandante Gino”, morì a Sanremo nel duemila, dodici anni fa per la precisione. Non vi era nato ma vi approdò da piccolissimo assieme ai suoi fratelli ed alla madre dalla lontana Papasidero in Calabria alle pendici del Pollino.

Una altro Napolitano di Papasidero, laggiù è un cognome molto diffuso, tale Saverio, è l’autore dell’odierna pubblicazione. Gino Napolitano sempre combatté contro ogni forma di discriminazione etnica legata al luogo di nascita di ciascun individuo: soleva ricordare, pure divertito, il pregiudizio che lo circondò in quanto calabrese nella piccola e provinciale Sanremo degli anni trenta del novecento anche all’interno della cerchia parentale ed amicale della moglie, allora fidanzatina, Irma Corradi, matuziana doc. Napolitano era amato dalla sua gente, e rispettato dagli storici avversari democristiani che a Palazzo Bellevue sedevano nella stanza dei bottoni, proprio a causa della semplicità del suo discorso politico e della coerenza nelle scelte di una vita.

Un indimenticato Sindaco democristiano di Sanremo, Leone Pippione, che governò la città dei fiori negli anni ottanta, un giorno ebbe a dire: “ Pure noi giovani democristiani appena eletti in Consiglio Comunale quando si alzavano a parlare dai banchi dell’opposizione l’onorevole Napolitano e la professoressa Morosetti tacevamo ed in aula non volava una mosca: avevamo tutti da imparare pur nella differenza degli ideali”.

Un altro modo di fare politica, certamente più popolare di quello attuale. La città di Sanremo nei mesi scorsi ha intitolato alla memoria dello scomparso Deputato i giardini in fregio al Forte di Santa Tecla. Segno di una mai sopita e profonda stima per la persona.                           

SERGIO BAGNOLI


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